La nuova tendenza: pizza bruciata

La nuova tendenza: pizza bruciacchiata e annerita con ingredienti di qualità.

Furbata o gourmet?

 

Questo il titolo di un articolo apparso qualche giorno fa su internet: https://foodculture.tiscali.it/news/articoli/il-trend-della-pizza-bruciata-furbata-o-gourmet/

Tutto il mondo pizza parla sempre di qualità, digeribilità e innovazione del prodotto PIZZA.

Questa notizia (che il sottoscritto si augura sia una fake news) va in senso opposto alla comunicazione che tutti fanno per coinvolgere sempre più consumatori e quindi aumentare i profitti del mondo pizza.

E’ pur vero che la stupidità umana non ha limite; pur di conseguire consensi a nessuno importa se al consumatore finale (che poi siamo tutti noi) si consegna un alimento salutare, realizzato con prodotti veri del territorio, siano essi biologici o convenzionali, o materie prime ottenute senza pesticidi nocivi o altre sostanze proibite per l’alimentazione umana.

L’importanza è vendere, il resto non conta.

Questa mi sembra la filosofia di questa nuova moda proveniente dall’America che descrive l’articolo. Io resto basito del fatto che questo prodotto (come mostrato nella foto presente nell’articolo) sia una focaccia visivamente bruciata impossibile da mangiare.

Ma la cosa più sconvolgente è che a proporre questa moda, siano chef che portano avanti questa innovazione.

Chi si definisce “CHEF” per cultura dovrebbe aver percorso una formazione specifica sull’utilizzo e somministrazione di alimenti destinati al consumo umano. Normalmente sono detentori di un diploma d’istruzione pubblica o privata, ma sempre possessori di un sapere che garantiscono qualità e sicurezza alle loro creazioni.

Ma oggi purtroppo l’immagine è prevalente sul merito, cosicché  parte di questi personaggi sfruttano i media per le trasmissioni più strampalate possibili, basta che facciano odiens, di conseguenza creino business. Lascio al fruitore delle trasmissioni farsi la propria opinione su queste proposte.

Ma davvero può esistere qualche avventore capace di ordinare e consumare una pizza bruciata e pagarla anche 20,00 euro come scritto nell’articolo?

 

La scienza tirata per la giacchetta

Per raggiungere questi scopi, ci si appropria di terminologie tecniche frutto di anni di studi che scienziati hanno utilizzato per raggiungere le conoscenze a noi tramandate, e che dovrebbero essere utilizzate in modo corretto e non in modo scellerato al solo scopo di convincere il potenziale consumatore.

La reazione di Maillard che si mette in campo nella cottura della pizza, assolutamente non porta a nessuna informazione possibile che permetta di consumare un prodotto cotto bruciato. Tutti sanno che gli zuccheri, siano essi: monosaccaridi, disaccaridi, polisaccaridi, per effetto della cottura imbruniscono fino ad ottenere la colorazione marrone come quella presente nel croccante delle feste paesane, tanto per fare un esempio.

In nessun testo scientifico, ne tantomeno il medico e chimico francese  Louis Camille Maillard scopritore di tale fenomeno chimico, hanno mai affermato o lascito scritto che un prodotto destinato all’alimentazione umana debba essere consumato bruciato.

 

Le mode della PIZZA

La PIZZA, quella che oggi è definita contemporanea, si nutre di mode. Di fatto la pizza è pizza e quello che non offre qualità ed espressione di professionalità è il semplice fatto che lei non deve mai essere bruciata, ne avere bolle  nere in superficie o essere bruciacchiata sul fondo, segno evidente di bruciatura del prodotto.

E’ cronaca recente la moda della pizza canotto, di quella con effetto makò, la pizza con il carbone vegetale, ecc. ecc. (tanto per fare qualche esempio), tutte  belle idee ma poco attente alla salubrità del prodotto offerto al consumo.

Quando in superficie la pizza diventa nera si carbonizza e si sprigionano sostanze cancerogene come i Benzopireni. Anche la Rai nella trasmissione Report mise in evidenza questa problematica: https://www.raiplay.it/video/2014/10/Che-pizza-63da4f4d-b558-41dd-aee1-e3198b0ad4cf.html

Il mio Augurio

Se la notizia è vera, lasciamo agli americani queste mode alimentari che non sono salutistiche, ma per favore continuiamo a considerare la “PIZZA” un prodotto di alto profilo culturale e qualitativo cercando di realizzarlo sempre più con maggiore professionalità e precisione visiva, appagante per tutti i consumatori siano essi grandi che piccini.

Renato Andrenelli