La Pizza Italiana - quella vera

Chi la tutela?

Nelle antiche tombe etrusche esistono raffigurazioni dell’antenata della pizza moderna. L’antica Roma Imperiale utilizzavano le focacce nella tavola di corte. Il generale Andrea Doria era un appassionato della pizza ralizzata in padellino. La margherita ha acquisito la sua enorme popolarità dopo che la Regina Margherita di Savoia in visita a Napoli l’assaggiò a corte, ma era già prodotta da molti anni prima.

 

Questa premessa per ricordare, se ce ne fosse bisogno, che la Pizza è nata in Italia. In tutte queste epoche storiche e fino alla seconda guerra mondiale le farine americane (manitoba, americana) e chi più ne ha più ne metta, non esistevano in Italia, eppure la pizza ha acquistato, nel tempo, quella popolarità che tutti conosciamo. Certo, oggi la pizza si realizza in ogni angolo del pianeta Terra, ma l’Italia che di questo prodotto ne ha fatto un motivo di vanto nazionale, perché deve produrlo con farine realizzate da grani provenienti da ogni angolo del mondo?, perché non proteggiamo le nostre biodiversità del territorio e i grani che da sempre sono coltivati in questa nazione? perché tutto quello che viene dall’estero, oggi, è considerato migliore di ciò che si coltiva sul nostro territorio?.

Eppure i prodotti autoctoni riescono a fornire alla pizza odori, sapori, decisamente diversi da prodotti coltivati, raccolti e commercializzati provenienti da altre nazioni.

Forse perché la speculazione industriale preferisce lasciare il lavoro di raccolta stoccaggio e conservazione del grano, compreso l’aspetto economico, ad operatori esteri in quanto i costi sono decisamente minori?, questa può essere una valida giustificazione socio economica che va a totale svantaggio della qualità della pizza realizzata con materie prime italiane. Se poi ci aggiungiamo che comportandoci in tal modo penalizziamo pesantemente l’agricoltura nazionale e le aziende agricole che compongono la filiera, mi sembra evidente che tutto questo sia contrario al benessere economico dell’economia Italiana.

Difendere, incentivare, valorizzare le enormi diversità genetica dei grani italiani che i nostri agricoltori ci hanno tramandato di generazione in generazione, credo sia la strada da percorrere in futuro per garantire una qualità assoluta alla Pizza Italiana quella vera, quella realizzata solo ed esclusivamente con prodotti coltivati e utilizzati come alimenti autoctoni Italiani.

I napoletani sono stati bravi a percorrere un iter per il riconoscimento della "Pizza Napoletana STG" e dell’arte del pizzaiolo Unesco. Si è aperta una strada, anzi una superstrada affinché l’Italia possa percorrerla forte della convinzione che l’agroalimentare italiano è in grado di fornire al mondo una qualità di produzione unica come profumi e sapori. Grazie all’eccezionale microclima di cui siamo favoriti dalla natura, potremmo gioire di vantaggi, anche economici, che altre nazioni non si possono permettere nonostante territori più estesi a loro disposizione.

Ma perché la politica, la società, le aziende del settore, i pizzaioli e i cuochi preferiscono percorrere la strada tortuosa della qualità offerta dalla globalizzazione a discapito della diversità di prodotti che è possibile ottenere in Italia grazie al clima, alle professionalità degli agricoltori, alle aziende trasformatrici di materie prime e alla professionalità e creatività dei pizzaioli?

PERCHE’ IL MONDO PIZZA NON PROTEGGE QUESTO PRODOTTO ATTRAVERSO UN RICONOSCIMENTO DELL’ARTE DELLA PIZZA ITALIANA?

ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA, QUELLE A DIFESA DEGLI AGRICOLTORI, LE CONFEDERAZIONI, TUTTI UNITI POSSONO ESPRIMERE LA FORZA NECESSARIA A RAGGIUGERE L’OBIETTIVO. R.A.